Il forasacco, un pericolo estivo
 
 
L'insidia del forasacco 
 
Sara Ceccarelli - Medico Veterinario 
 
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Finalmente l’estate, dopo il lungo inverno, che porta con sé lunghe passeggiate in campagna, corse a perdifiato nei giardini o nei parchi di città, e… il quasi inevitabile incontro-scontro con i famigerati forasacchi, spettro per padroni e veterinari, fonti di sofferenze per i nostri animali. 
 
Questi piccoli vegetali, di uno-due cm di lunghezza, altro non sono se non lo “scarto” esterno delle ariste di graminacee selvatiche, progettate dalla natura per avvolgere e proteggere i semi che nascondono ma che, una volta assolta la loro funzione, si staccano come petali secchi dal resto della pianta, per cadere a terra. La loro forma a cuneo, appuntita anteriormente e più larga posteriormente, quasi fossero delle piccole lance, unita alla lieve ma ben percepibile peluria che le avvolge, le rende micidiali nell’affondare nella morbida cute o nelle mucose dei nostri cani.  
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Inoltre, la forma lanceolata impedisce loro di tornare indietro lungo il percorso fistoloso tracciato, portandole a muoversi solo in avanti, lacerando e infettando i tessuti che attraversano. Per questo, soprattutto cani dal pelo abbastanza lungo, sono facilmente soggetti a raccogliere letteralmente da terra questi vegetali che, rimasti impigliati, anche dopo qualche giorno sono in grado di raggiungere la pelle e incunearvisi. 
 
La sintomatologia che i nostri ausiliari possono presentare a seguito dell’ingresso del forasacco, in una parte del corpo, dipende strettamente dalla zona interessata dalla patologia. Purtroppo, le sedi soggette a questo problema sono numerose e non tutte facilmente ipotizzabili, ma ve ne sono indubbiamente di più frequenti e gravi. 
 
Facilmente animali ad orecchie pendule e pelose, come sono i nostri cani da caccia, raccolgono all’interno della cavità auricolare questi vegetali, che tendono a spostarsi sempre più in profondità, in direzione del timpano. Indubbiamente, la sintomatologia evidenziata dal cane è immediatamente molto peculiare. Esso guaisce, ruota improvvisamente la testa dal lato di penetrazione del forasacco, scuote rapidamente e con forza i padiglioni auricolari, tende a grattarsi l’orecchio dolente. 
 
Difficilmente si fa toccare la zona infastidita dal proprietario e, solo di rado, questa sua imponente reazione lo porta a liberarsi del fastidio; talvolta, invece, può anche aggravarlo con lacerazione del timpano da parte del vegetale. Indubbiamente, l’animale va portato il prima possibile dal veterinario che avrà modo, solo con la strumentazione adeguata e, talvolta, con un’inevitabile sedazione, di estrarre l’arista e provvedere alle terapie otologiche da perpetrare per alcuni giorni, per evitare fastidiose otiti batteriche. Attendere giorni prima dell’intervento del professionista può significare movimento o macerazione dell’arista, con maggiore esposizione alle infezioni e difficoltà di estrazione. 
 
Altra via d’ingresso comune è rappresentata dalle narici, attraverso le quali il forasacco può penetrare nella cavità nasale, percorrerla per intero fino ad essere, comunemente, deglutito. Il problema del tragitto in questa sede, oltre all’indubbio fastidio provocato al cane, è la forte irritazione della mucosa nasale con rischio di riniti, anche a carattere purulento. 
 
Talvolta il forasacco può addirittura incunearsi nella mucosa ed essere di difficile rimozione spontanea. Anche in questo caso la sintomatologia è improvvisa ed evidentemente manifesta: il cane comincerà a starnutire in maniera parossistica, con fasi di sollievo intervallate a nuove, insistenti fasi di starnuti. Talvolta si presenterà anche un lieve scolo nasale emorragico, di solito proprio dalla narice interessata. E’ d’obbligo interpellare subito il veterinario che opererà l’estrazione del forasacco sull’animale sedato, dato che lo starnuto, da solo, ben di rado ne permette l’uscita spontanea. 
 
Anche gli occhi, ed in particolare lo spazio al di sotto della terza palpebra del cane, all’angolo prossimale al naso, possono sovente ospitare forasacchi, a volte perfettamente celati al di sotto della palpebra, ma svelati da una sintomatologia imponente, con occhio tumefatto, congiuntiva in fiamme e particolarmente rilevata, difficoltà d’apertura delle palpebre stesse. 
 
Generalmente al veterinario basta un lieve anestetico locale per estrarre il forasacco dall’occhio di un animale abbastanza tranquillo e delle pomate antibiotiche e ristrutturanti oftalmiche per ridurre le conseguenze che una localizzazione del genere può portare: dalla lieve congiuntivite, alla lesione corneale fino all’ulcera e alla cecità nei casi più gravi e trascurati dal proprietario. 
Situazione più drammatica, e non di rado di difficile soluzione, è invece rappresentata dalla penetrazione del forasacco in trachea e, quindi, nei bronchi attraverso la bocca spalancata che molti nostri ausiliari, così partecipi della corsa in campagna, tengono durante il galoppo. 
 
Questo determina rapidamente una forte tosse che, subdolamente, può anche contenersi per alcuni giorni, per poi ripresentarsi molto più imponente a seguito del percorso purulento e fistoloso che il forasacco può scavarsi nel polmone, dopo aver perforato il bronco, a seguito anche dell’ascesso provocato e della facile lacerazione dei tessuti circostanti. 
 
Data la gravità della situazione, che può arrivare anche a determinare la morte del cane per grave shock settico, è assolutamente indispensabile, in presenza della sintomatologia descritta a seguito di una passeggiata in campagna, condurre immediatamente il cane dal veterinario che, esclusivamente mediante endoscopia in anestesia totale, potrà perlustrare direttamente i bronchi alla ricerca del corpo estraneo e tentare di estrarlo. 
 
Altre sedi preferenziali e fastidiosissime per l’ingresso dei forasacchi sono i morbidi spazi interdigitali (n.d.r. delle zampe), la sottile cute delle ascelle e dell’inguine, la mucosa prepuziale e vaginale e l’area perianale, sotto la coda. Sedi meno preoccupanti rispetto alla localizzazione polmonare, ma pur sempre rapidamente dolenti, tumefatte, infiammate e con scolo purulento: sintomi di un’infezione in atto che solo gli antibiotici non possono risolvere e che rendono comunque necessario l’intervento del veterinario per l’esplorazione della parte e il tentativo d’estrazione del corpo estraneo prima che si approfondisca nei tessuti. 
 
Purtroppo per i proprietari, una volta che il forasacco ha superato la barriera cutanea o mucosa, poco possono fare per risolvere il problema se non condurre prontamente dal medico il cane, ma molto è consigliabile in merito alla prevenzione che contempla, soprattutto, l’evitare zone di campagna, parchi o giardini in cui, tra aprile e settembre, siano presenti questi vegetali secchi. 
 
E’, inoltre, buona regola controllare le aree cutanee a rischio ogni volta che rientriamo con il nostro cane dalla passeggiata, soprattutto se il suo mantello è piuttosto lungo e, anche se auspicabile in estate, non tosato. 
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